Per me Lìberos è stata una gioiosa, gioiosissima scoperta.
Andare in giro per i paesi meno battuti, meno conosciuti, con le strade magari peggiori qualche volta, a parlare di libri e trovare le piazze piene è una soddisfazione impagabile.
Non c’è grande teatro pieno che possa darti la stessa soddisfazione che riempire una piazzetta in una contrada fuori mano.
L’isola è piena di rumori, e di storie: e questa è la prima cosa che un autore
a piede Lìberos dovrebbe tenere a mente. Si riceve molto più di quanto si dà:
si riceve in storie, e te le raccontano tutti, a cena o davanti a un camino
o mentre ti accompagnano in automobile alla tappa successiva,
e questo è il bene più prezioso per chiunque posi le mani su una tastiera.
Chi accetta l’invito di Lìberos vede e respira tutto questo.
Se c’è un modello a cui guardare, se c’è un modo di fare comunità,
per quanto riguarda i libri ma non solo per i libri, è quello.
Questi ragazzi fanno una cosa che è straordinaria:
prendono gli scrittori e li portano nei posti in culo al mondo,
dove non c’è una libreria, a raccontare i libri.
È un’operazione geniale di omeopatia culturale e letteraria,
come fare sesso fra due che ci stanno.